Il terreno del nostro orto 

 

Conoscere il terreno su cui dovremo operare è di primaria importanza per la buona riuscita del nostro orto. Sebbene possiamo essere convinti che un terreno valga un altro, ciò non è affatto così.

Conoscere la struttura e la composizione chimica del proprio terreno.

 

Per prima cosa facciamo delle considerazioni di ordine generale ed organizzativo. E’ molto importante non farsi prendere dall’entusiasmo scegliendo un grande appezzamento del quale poi non potremo prenderci cura. Valutiamo dapprima le nostre forze, valutiamo il fatto che il nostro impegno dovrà essere costante nel tempo, valutiamo anche la nostra esperienza ed eventuali collaborazioni di cui possiamo disporre e solo dopo prendiamo le nostre decisioni. Dovrà trattarsi, inoltre, di un rettangolo di terra che sia perfettamente esposto al sole per tutta o quasi tutta la giornata. Vale la regola: meglio poco e ben curato che grande e abbandonato a se stesso. Perchè, vi sembrerà strano, ma l’ordine nella gestione delle faccende agricole, come tutto del resto nella vita, è già un passo verso il successo.   

 

Provvedete anche di disporre di un casetta per gli attrezzi o in alternativa di uno spazio dove sistemare tutto ciò che vi servirà per coltivare.

Se l’orto è piccolo si potrà disporre anche di vasi nei quali coltivare le erbe aromatiche e qualche piccolo frutto.

Ma ritorniamo al nostro terreno. Schematizzando al massimo possiamo distinguere tre tipi di terreno:

Terreno sassoso, nel quale prevalgono ciottoli o particelle superiori a 2 mm di diametro.

Terreno sabbioso, nel quale prevale la sabbia, grossa o fine che sia.

Terreno argilloso, nel quale prevalgono particelle di diametro piccolissimo.

Ognuno di questi terreni ha dei pro e dei contro. Il terreno sassoso lascia passare bene l’acqua impedendole di ristagnare, ma crea impedimenti al germogliamento della semente e alla lavorazione dello stesso terreno; inoltre le particelle troppo grosse non possono essere adeguatamente sfruttate dalle radici. Anche il terreno sabbioso lascia passare bene l’acqua, per contro si lavora con facilità ma non mantiene la forma che gli viene data. Il terreno argilloso invece trattiene bene l’acqua e i principi nutritivi, ma si lascia lavorare con difficoltà e può essere soggetto a ristagni idrici.

Qual è allora la soluzione ideale? Il terreno a medio impasto, un terreno dove ciottoli, sabbia e argilla siano presenti nelle giuste proporzioni; esso tratterrà l’acqua e i nutrienti nelle giuste proporzioni, si lascerà lavorare con relativa facilità e manterrà la forma che gli conferiamo.

Oltre alla natura delle particelle contenute nel terreno è molto importante anche come esse si dispongono al suo interno. Nella struttura lacunare le particelle si dispongono all’interno di un quadrato ideale lasciando molti spazi vuoti tra di loro. Nella struttura compatta le particelle si dispongono all’interno di un triangolo ideale lasciando pochissimo spazio tra di loro. Nella struttra glomerulare le particelle si addensano tra di loro formando dei glomeruli che poi vanno a disporsi in modo compatto o lacunare all’interno del terreno.

Solitamente i terreni compatti sono quelli argillosi mentre, quelli sciolti sono sassosi o sabbiosi. Se ci dovessimo accorgere che il nostro terreno ha bisogno di essere corretto ci sono numerosi modi per farlo.

Se il nostro terreno è eccessivamente compatto potremmo aggiungere della sabbia, della calce o della sostanza organica (letame, composta, sovescio, ecc.); è possibile anche effetturae numerose lavorazioni che renderanno il terreno più poroso esponendolo all’azione disgregatrice degli agenti atmosferici. Se il nostro terreno è eccessivamente sciolto, presentando particelle di grana grossa, potremmo aggiungere materiali argillosi o sostanze organiche. Come possiamo notare l’aggiunta di sostanza organica migliora qualunque tipo di terreno e quindi va sempre bene.

E’ molto importante anche conoscere la composizione chimica del proprio terreno.

Il potere assorbente è la capacità che ha il terreno di trattenere i principi nutritivi che lo attraversano in soluzione. Questo potere è legato alla presenza di alcune particelle chiamate colloidi che sono capaci di legare a sé alcuni principi nutritivi impedendo alle piogge di dilavarli e di trascinarli verso gli strati più profondi del terreno lontano dalla portata delle radici delle piante che così non possono assorbirli.

Un altro fattore molto importante da considerare è il pH del terreno. Il pH si estende in una scala che va da 0 a 14. Il valore 7 indica che una sostanza è neutra, i valori che vanno da 0 a 6,9 indicano che una sostanza è acida, i valori che vanno da 7,1 a 14 indicano che una sostanza è basica o alcalina. Naturalmente tanto più i valori si discosteranno dal 7 tanto più la sostanza sarà acida o basica. In commercio esistono dei semplici e poco costosi kit che ci possono permettere di individuare il pH del nostro terreno utilizzando un reattivo colorimetrico e cartine al tornasole. Basterà aggiungere poche gocce di un reagente sulla cartina al tornasole e osservare il colore che si viene a formare. 

Ogni ortaggio ha una sua preferenza, il pomodoro ad esempio predilige terreni leggermente acidi il cui pH si aggira intorno al 6-6,5, l’asparago invece predilige un terreno leggermente basico o alcalino con pH che si aggira intorno al 7,5. In ogni caso possiamo dire che tutti gli ortaggi prediligono terreni il cui pH si aggira intorno alla neutralità e che tutti possono vegetare bene in un range che va dal 6 al 7,5 e che lievi discostamenti dalla loro specifica situazione ottimale sono ben tollerati dalle nostre piante che dimostrano di possedere una forte adattabilità. I valori che non sono affatto tollerati sono quelli decisamente acidi o basici, tranne alcune eccezioni.

I terreni eccessivamente basici come quelli calcarei, che in Italia sono molto frequenti, possono essere corretti con l’aggiunta di letame che è leggermente acido o sfalcio del prato; quelli acidi con l’aggiunta di acqua dura o calce viva che va distribuita nell’orto in piccoli cumuli, fatta sfiorire all’aria e successivamente sparpagliata e vangata; ma si tratta di interventi che bisogna effettuare con cautela essendo questo prodotto caustico.